Di seguito alcune giustificazioni comuni che riguardano la decisione di non rivolgersi allo psicologo, figura professionale verso cui le persone nutrono molto spesso pregiudizi e sentimenti di ambivalenza.
“Non sono matto”
Nella realtà quotidiana dello psicologo gli utenti che vi si rivolgono solo in minima parte hanno dei gravi disturbi psichici. Più frequentemente le persone richiedono un supporto psicologico in quanto hanno elaborato la necessità di condividere con un professionista competente problematiche circoscritte, difficoltà emotive, difficoltà relazionali, oppure si trovano ad affrontare una scelta.
Tra coloro che si rivolgono allo psicologo alcuni sono motivati dal desiderio di conoscere meglio se stessi in modo da raggiungere un grado di benessere e di consapevolezza superiore rispetto a sé e ai propri comportamenti.
“Io non sono debole, ce la faccio da solo”.
Il più delle volte è possibile affrontare le difficoltà della vita in autonomia e riuscire a farcela ? certamente gratificante. Può accadere però che a causa del forte impatto che le difficoltà hanno sulla quotidianità possa essere complicato attingere unicamente alle proprie risorse. Riconoscere i propri limiti personali è un grande atto di forza che non tutti sono in grado di compiere: questo è già un buon passo verso il successo e il raggiungimento del benessere.
È da tener ben presente inoltre che, anche se si decide di rivolgersi a un professionista psicologo, la motivazione alla ricerca del benessere origina dall’individuo stesso: lo psicologo ha il compito di accompagnare in questo cammino e di dare sostegno, ma il motore del cambiamento è la persona.
”Io sono fatto così e nessuno mi può cambiare”
Questo è il punto di vista di coloro che si pongono rispetto alla vita in una maniera abbastanza passiva trascurando la possibilità di assumere un ruolo attivo nel controllare il proprio comportamento e nel regolare le relazioni.
Lo psicologo fornisce sostegno nell’assumere un atteggiamento attivo rispetto alle circostanze e agli eventi.
“Nessuno può capire la mia sofferenza, tantomeno un estraneo”
È ragionevole pensare che un famigliare o un amico possano capirci di più ed empatizzare maggiormente con noi rispetto ad uno psicologo, tuttavia le due relazioni sono totalmente diverse. Lo psicologo infatti non è coinvolto nelle dinamiche affettive con il paziente: per questo motivo si possono raccontare i pensieri più profondi e condividere le emozioni, senza che questo determini un cambiamento nella relazione e senza il timore che ciò viene detto possa essere raccontato ad altri.
Durante i colloqui psicologici l’attenzione è concentrata sui bisogni della persona: attraverso un’esperienza maturata nel tempo, una formazione continua e la capacità di empatia, viene creato uno spazio utile alla comprensione e al cambiamento.
Lo psicologo è guidato nei propri interventi dalla conoscenza ed applica metodologie utili ad affrontare la sofferenza psichica, competenze di cui un amico difficilmente dispone.
”Non posso risolvere i miei problemi solo parlandone”
Questa affermazione è in parte vera. Le difficoltà che affrontiamo nella vita il più delle volte non dipendono unicamente dal nostro modo di agire ma sono l’esito di una serie di concause, che da noi dipendono solo in parte.
Lo psicologo è però in grado, ponendo attenzione alla narrazione di ciò che accade, di aiutare ad attibuire un nuovo significato agli eventi: questo permette di affrontare le problematiche della vita con un atteggiamento e un comportamento maggiormente funzionali al benessere della persona.
L’adozione di una nuova prospettiva verso le difficoltà consente di sentirsi maggiormente consapevoli e preparati ad affrontare e superare le avversità, trasformando “le parole” in un nuovo modo di relazionarsi al contesto, favorendone il cambiamento.
Per fissare un primo appuntamento o anche solo ricevere informazioni è possibile telefonare o inviare una mail alla segreteria centrale, riferimento per le sedi di Saronno, Tradate e Milano:
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