Nei momenti più disparati della quotidianità (mentre cuciniamo, siamo in macchina, facciamo loro il bagnetto), i bambini irrompono inaspettatamente con le loro domande. Come si forma l’arcobaleno?”, “perché esistono le malattie?”, “come faccio a consolare il mio amico?” sono domande che riempiono d’orgoglio noi genitori perché segnalano l’acutezza, l’intelligenza, la sensibilità e l’intuizione dei nostri figli. “Come nascono i bambini?”, “perché mamma e papà dormono insieme?”, “come fa il bambino ad entrare nella pancia della mamma?” sono invece domande che ci creano spesso imbarazzo. Temiamo di non trovare le parole giuste per spiegare loro e di dire “troppo”. Pensiamo a volte di non essere in grado e competenti nel rispondere e speriamo che le maestre esauriscano le loro curiosità. A volte ci pongono domande in ambienti pubblici o altre volte in presenza di fratelli più piccoli per cui ci rendiamo conto che le parole adatte per l’uno non possono essere adatte per l’altro figlio.
Alcuni suggerimenti per i genitori
Prima di rispondere alle domande dei bambini, dobbiamo partire da noi rassicurandoci sulle competenze naturali ed universali dell’essere genitori ed avendo in mente qualche suggerimento:
- Non ci sono competenze specifiche per rispondere ai bambini, ma solo la disponibilità a condividere le curiosità collegate alla crescita e la capacità di rifarsi alla propria esperienza di adolescente curioso/timoroso e di adulto con esperienze affettive e sessuali.
- Le risposte meritano un setting adeguato. Si può esplicitare ai bambini che ci hanno posto domande importanti che meritano uno spazio privato, lontano ad esempio da fratellini o dalla confusione del supermercato, e un momento dedicato lontano dalla frenesia quotidiana. Ideale è un post-cena o un momento della giornata in cui prendersi uno spazio. Questo posticipare la risposta può permettere ai genitori di uscire dall’imbarazzo e a volte di pensare con calma alle parole da utilizzare.
- Le risposte meritano un adulto che, anche se imbarazzato, presta ascolto e che mai «risponde con il silenzio» perché ciò espone i bambini a paure, sensi di colpa, eccessi in fantasie e comportamenti inadeguati. Penseranno che quel tema è un tabù e non ci porranno altre domande.
- Tenere un atteggiamento di ascolto e rispetto, rimanere disponibili e creare apertura al dialogo. Porre anche domande che ci orientano nella risposta e ci aiutano a capire il motivo e l’entità della curiosità. Ad esempio, davanti alla domanda “cosa significa fare sesso?” chiedere dove hanno sentito questo termine e cosa hanno capito. Da qui si può partire confezionando una risposta personalizzata che spesso corregge, modifica e completa quanto i bambini hanno già capito.
- Dare risposte che nutrono la mente, ma anche risposte che rassicurano la pancia. Riconoscere le emozioni del bambino (ad esempio di imbarazzo, paura, timore…) che traspare dal tono della voce e dalla modalità in cui ci hanno posto la domanda e collegarle alla fase di crescita. Ad esempio davanti alla comunicazione “Mamma, la mia compagna ha detto che quando si diventa grandi, esce sangue dalla patatina. Ma è vero?” dedicare tempo a rassicurare che è qualcosa di fisiologico e che è un segnale di crescita, prima di spiegare cosa è il menarca e il ciclo mestruale.
- Usare un linguaggio familiare, della nostra quotidianità ed adeguato all’età. Utilizzare termini scientifici per nominare le parti del corpo, anche se i bambini hanno usato nel formulare le domande dei vocaboli volgari, nomignoli o metafore tratte dal mondo vegetale ed animali. E’ necessario dare il messaggio educativo che le parti del corpo meritano rispetto, anche solo nominandole.
- Rispondere con contenuti veri che esauriscono la domanda, ma non necessariamente il tema. Non pensiamo, infatti, di dover fare lunghi discorsi ed esaustivi. I bambini hanno bisogno di una risposta breve e chiara; se non hanno capito o hanno altre curiosità o non sono soddisfatti della risposta ci faranno altre domande. Ad esempio, davanti alla domanda “due maschi possono fare i figli?” alcuni bambini hanno solo il bisogno di avere una risposta concisa sì-no; altri avranno bisogno di capire il perché; altri porteranno quanto hanno sentito da pari o dalla televisione e dovremmo aprirci a spiegazioni scientifiche, ma anche sociali e legislative.
- E’ possibile utilizzare libri, adeguati all’età, da leggere e guardare insieme, da lasciare poi ai bambini. Vi è un’ampia rassegna di libri: alcuni con un approccio solo scientifico; altri con un approccio focalizzato sulle emozioni collegate alla crescita; alcuni che si presentano come una serie di risposte ai perché; altri dedicati ai maschi ed altri alle femmine, nella consapevolezza che la crescita fisica segue linee di sviluppo differenti.
- Dopo la comunicazione, assicurarsi che i bambini abbiano compreso quanto è stato riferito. Questa è la parte più delicata ed importante in cui verificare, al di là dei contenuti, se i figli hanno colto il valore e la preziosità della sessualità; dell’essere maschi e femmine; dello scambiarsi affetto ed amore anche attraverso il corpo; del rispetto di sé e dell’altro; della generatività e della genitorialità.
Ricordiamoci, infine, che il discorso sulla sessualità e sull’affettività non si esaurisce mai perché i contenuti devono adeguarsi alle fasi di sviluppo. Arriveranno altre domande in momenti diversi della vita dei nostri figli e ci troveranno ad ascoltarli e a confrontarci con loro, solo se avremo lasciato aperte le porte del dialogo.
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