Nei giovani adolescenti la difficoltà di crescere in un mondo complesso, in continua evoluzione, senza precisi punti di riferimento, si aggiunge ai bisogni e problemi tipici di questa delicata fase di vita.
I ragazzi in questo periodo evolutivo da un lato desiderano affetto, dall’altro chiedono libertà e comprensione. Gli adolescenti di oggi sembrano aver bisogno non tanto di informazioni quanto piuttosto di un punto fermo con cui confrontarsi e rielaborare le informazioni apprese, per riuscire a “capire”, oltre che semplicemente “sapere”: di un ruolo, dunque, “formativo” ed “educativo”.
I primi anni dell’adolescenza sono infatti i più permeabili alle influenze di ogni tipo: tra queste pensiamo anche all’azione dei mass-media, e all’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, quali Internet, di cui i giovanissimi sono assidui fruitori; l’uso di Youtube e Facebook ha avuto negli ultimi anni una vera esplosione.
Capita di frequente nel nostro Centro di Psicologia a Saronno di ricevere richieste di consulenza da parte di genitori rispetto alla gestione delle richieste adolescenziali, in special modo relative all’uso di internet e del cellulare.
Gli adulti sono chiamati a rispondere a queste richieste, ma anche a educare e a promuovere l’assunzione di responsabilità.
Quale funzione deve avere allora l’adulto di fronte alle esigenze ‘nuove’ e alle richieste sempre più pressanti del figlio? Essenzialmente una funzione di contenimento.
Come sostiene il dott. Pellai:
“tutto deve passare attraverso il genitore che è una sorta di ‘filtro’: questo fa parte del progetto educativo. In questo modo, il ragazzo percepisce che il suo interlocutore è presente, non ‘molla’, ogni cosa va discussa e analizzata insieme. Insomma, l’adulto di riferimento è significativo e, di conseguenza, a lui vanno indirizzate le richieste”.
Un caso ormai tipico, dove è essenziale che il genitore agisca da ‘filtro’ è il rapporto tra adolescente e tecnologia. Non importa tanto quale strumento hi-tech o contenuto e servizio digitale il figlio voglia usare. Che si tratti di un classico pc o notebook collegato a Internet, o dei più recenti dispositivi touchscreen come tablet e telefoni smartphone, l’adulto dovrebbe avere un’idea chiara in testa sul possibile e corretto, da un punto di vista educativo, utilizzo da parte del figlio.
La tecnologia rende accessibili in un click contenuti ed esperienze che spesso i giovanissimi non sono in grado di capire e gestire, ma che possono e devono essere affrontati e prevenuti in famiglia, senza reticenze e tabù, in un’atmosfera di dialogo aperto e costruttivo in cui gli adulti sappiano e si sentano legittimati a riconquistare un ruolo educativo.
Le nuove tecnologie oggi hanno un impatto immediato e decisivo sui rapporti umani, nel nostro tessuto sociale. Un fatto questo con il quale bisogna confrontarsi. Il web è proprio un “villaggio globale”, una Rete trasformata in un network sociale, un luogo di partecipazione e condivisione.
La rete è un ambiente comunicativo, formativo e informativo. Un ambiente culturale che determina uno stile di pensiero, crea nuovi territori, nuove forme di comunicazione, contribuendo a ridefinire un modo di stimolare l’intelligenza e di costruire la conoscenza e la relazione. Una realtà da non configurarsi come sostituta alienante delle relazioni faccia a faccia, ma capace invece di arricchire le nostre potenzialità nella vita quotidiana.
L’uso della rete può quindi portare gradualmente alcuni individui a una restrizione delle relazioni con gli altri, in quanto l’esperienza virtuale viene percepita e vissuta come più agevole rispetto alla realtà. L’eventuale abuso rimane circoscritto nel tempo, a volte può essere utilizzato per compensare stati di inadeguatezza dovuti a forte stress o per sviluppare parti del sé non adeguatamente espresse nella vita di tutti giorni. Superata la frustrazione e realizzata la propria dimensione in ombra, il ragazzo torna volentieri alla realtà, mantenendo con la rete un rapporto occasionale e ludico.
Per altri, invece, l’esperienza virtuale può far accelerare la perdita progressiva della capacità di discriminare il confine tra il mondo digitale e quello reale, fino a compromettere l’integrità personale e la vita sociale. L’immaturità emotiva ed affettiva di molti giovani trova nelle possibilità offerte da Internet un contenitore quanto mai adeguato: nessun imprevisto, tutto sotto controllo, mete facilmente realizzabili. Incontri, performance, contatti, ruoli e identità possono essere gestiti con alcuni facili movimenti del mouse, restando fuori dalla realtà, ma nella convinzione di appartenere comunque ad essa.
I social network rappresentano in tal senso un formidabile aggregatore di persone in cerca di contatti, di condivisione e di approvazione. Sicurezze, visibilità e autostima vengono ben presto raggiunte, anche se tutto rimane virtuale e con poche ricadute sulla vita reale. L’enorme sviluppo di Facebook e di altri social network costituisce la spia di un grosso problema di solitudine, mascherando ansie personali, preoccupazioni e senso di disistima.
Sono dunque molti i rischi che gli adolescenti corrono nell’eccessivo utilizzo di internet.
Cosa possono fare i genitori onde evitare un eccessivo utilizzo da parte dei figli del web? L’atteggiamento da tenere è quello di una sana apertura mentale verso i nuovi mezzi, che non devono essere visti come una minaccia, anzi, possono rivelarsi una risorsa se utilizzati in maniera corretta:
- avvicinarsi al loro mondo;
- non assumere l’atteggiamento di chi guarda gli adolescenti come extraterrestri quando parlano di Facebook e del loro mondo virtuale;
- non pensare che tra i genitori e figli ci sia una distanza incolmabile;
- evitare l’atteggiamento scoraggiato di chi, non capendo i figli, li lascia soli nell’esplorazione dei nuovi mezzi;
- imporre regole educative. Il divieto avrebbe solo l’effetto di accrescere il desiderio di fare parte di queste nuove comunicazioni. Il “no” finirebbe per far diventare i social network qualcosa da consultare di nascosto, con un sovraccarico di attese;
- i genitori possono stabilire delle regole precise, per esempio non più di 60 minuti alla sera di connessione, e dopo aver portato a termine i compito scolastici.
- Costruire un dialogo intorno a questi temi. Come per tutte le cose, è utile parlarne, evitando lo spirito inquisitorio, ma dimostrando reale interesse. Si può spiegare loro che non è utile stare troppo connessi, come raccontare tutto di se, ma coltivare spazi segreti;
- invitare i ragazzi ad uscire, fare sport, stare all’aria aperta e incontrare altri coetanei.
Centro di Psicologia Clinica di Saronno con i suoi professionisti (psicologi e psicoterapeuti) si offre come punto di riferimento per dare uno spazio di ascolto, condivisone e sostegno nel delicato momento dell’adolescenza dei propri figli, accompagnando i genitori al confronto e alla gestione dell’utilizzo della rete e dei cellulari da parte dei figli.
Per fissare un primo appuntamento o anche solo ricevere informazioni è possibile telefonare o inviare una mail alla segreteria centrale, riferimento per le sedi di Saronno, Tradate e Milano:
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